"Quando spiega la notte" (Arr. Pluhar for Ensemble) - Christina Pluhar, Céline Scheen, Луиджи Росси

Quando spiega la notte umida l’ali,

al mondo nunzia di giocondo oblio,

depongono i mortali

ogni pensier più rio.

Et io trafit’il seno

per l’ombre oscure e chete,

oh, ritrovassi almeno

all’amaro veghiar dolce quiete!

Sonno, soave spene

de’ più noiosi affanni,

stendi sovra di me tacito i vanni,

soccorri alle mie pene!

Quando sul carro d’immortale argento

Cinzia trascorre i luminosi giri,

io muovo il piè non lento

nuovi a cercar martiri.

E là m’aggiro, e torno

ove splende quel sole,

ch’all’altro sol fa scorno,

sol che solo il mio cor sospira e vuole.

Sonno, diletta spene

di chi piangendo langue,

non è più pianto quel ch’io verso è sangue,

soccorri alle mie pene!

Quando del biondo crin gl’aurei tesori

riporta Febo a non veduto polo,

dormon sul prato i fiori,

ferman gl’augelli il volo.

Io tra duri lamenti

non chiudo al sonno i lumi,

che d’allegrezza spenti

troppo fiero martir converte in fiumi.

Sonno, soave spene

d’un tormentato core,

s’amor non ha pietà del mio dolore,

soccorri alle mie pene!

Quando spiega la notte umida l'ali,

al mondo nunzia di giocondo oblio,

depongono i mortali

ogni pensier più rio.

Et io trafit'il seno

per l'ombre oscure e chete,

oh, ritrovassi almeno

all’amaro veghiar dolce quiete!

Sonno, soave spen

de' più noiosi affanni,

Stendi sovra di me tacito i vanni,

soccorri alle mie pene!

Quando sul carro d'immortale argento

Cinzia trascorre i luminosi giri,

io muovo il piè non lento

nuovi a cercar martiri.

E là m’aggiro, e torno

ove splende quel sole,

ch'all'altro sol fa scorno,

sol che solo il mio cor sospira e vuole.

Hijo, diletta spene

di chi piangendo langue,

non è più pianto quel ch’io verso è sangue,

soccorri alle mie pene!

Quando del biondo crin gl'aurei tesori

riporta Febo un polo non veduto,

dormon sul prato i fiori,

ferman gl'augelli il volo.

Io tra duri lamenti

non chiudo al sonno i lumi,

che d'allegrezza gastado

troppo fiero martir convertido en fiumi.

Sonno, soave spen

d'un núcleo de tormenta,

s'amor non ha pietà del mio dolore,

soccorri alle mie pene!